“Il Canto della Sirena” Golfo Aranci

COMMENTO DELL’ AUTORE

La scultura è interamente realizzata in bronzo ed è alta m. 3,50 e pesa q. 6,50.
L’ho eseguita a tutto tondo e a dimensioni reali nel mio studio a Nuoro. Successivamente, dopo una serie di stampi, l’ho fusa con la tecnica della cera persa e rifinita a mano a cesello in ogni minimo particolare. Si tratta di un’opera unica non riproducibile, eseguita secondo il mio stile personale, frutto di tanti anni di sperimentazione e ricerca artistica.

Ho realizzato l’opera in sintonia con il nuovo lungomare di Golfo Aranci, cercando di valorizzare il paesaggio unico e suggestivo, caratterizzato dalle sue immense distese che profumano di cisto e protetto dalle isole di Figarolo e Tavolara. Ho pensato e proposto una Sirena “sarda” che, contraddistinta da una forma sinuosa e slanciata, esce dall’acqua e dalle onde del mare, accompagnata dalla melodia di un canto sardo, per salutare gli abitanti del luogo ed i pescatori che ogni giorno faticosamente si accingono a svolgere il loro lavoro, e per accogliere i turisti.
La scultura vuole essere un omaggio all’unicità della donna sarda, una donna forte, saggia, discreta, paziente e coraggiosa, dall’animo orgoglioso, colonna portante della famiglia e della società sarda, che affascina e ispira l’uomo sin dall’epoca preistorica. La sirena di Golfo Aranci è infatti una donna sarda, contraddistinta dalla sua grazia nel portamento e dalla tipica bellezza, con i capelli raccolti dietro la nuca, nel tradizionale mogno, per mostrare meglio il suo viso. Nelle braccia poggiate lungo il busto le semisfere richiamano e simboleggiano i bottoni gioiello che ornano la camicia tipica del costume tradizionale sardo, insieme alla lunga gonna plissettata che ne esalta le pieghe in un passo di ballo. E’ la sirena che conquista l’uomo, che canta: “Eo regiro pro te e so pro te in arguai!” (Mossa), “In su Monte Gonare, cantada una sirena” (Sini), “Non potho reposare” (Sini- Rachel).
Con la sua altezza e maestosità ha il privilegio di toccare il cielo e le stelle a cui si abbandona, con il capo leggermente reclinato in atteggiamento romantico. E’ infatti avvolta dalla Via Lattea, che rimanda alla molteplicità degli elementi che compongono l’identità del mondo sardo, ricco di valori e tradizioni uniche, simboleggiato dalla riproduzione della navicella nuragica a cui lei volge lo sguardo, riportandoci alle nostre antiche origini di popolo di navigatori e all’attesa della donna che aspetta il rientro del suo uomo.

Lo scultore
Pietro Longu

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